Quando feci nascere la Fondazione AOFE nel mio Paese (autunno 2017) coinvolgendola nella mia causa di beneficenza, non vi era ancora la possibilità di consentire ai pazienti amputati in difficoltà di informarsi sul metodo OI presso gli ospedali italiani come oggi avviene grazie alla campagna di sensibilizzazione che ho portato avanti. Attualmente infatti (2020) è possibile rivolgersi ad alcune cliniche della regione Lombardia ed Emilia Romagna per ottenere informazioni ed eventuali cure previo valutazioni mediche.
Fu così che quindi decisi di creare un gruppo di pazienti e di professionisti interessati al tema organizzando un viaggio di qualche giorno verso l’ospedale pubblico Radboud University Medical Center di Nijmegen.
Il Radboudumc è uno dei Centri di rilevanza mondiale che ha contribuito allo sviluppo e perfezionamento chirurgico e riabilitativo dell’OI. E’ lo stesso ospedale in cui mi sottoposi all’intervento stando lì per un mese e mezzo e tornando a camminare correttamente dopo due anni in cui stavo quasi quotidianamente in carrozzina.
I pazienti hanno avuto modo di approfondire il tema confrontandosi con medici specializzati e con altri pazienti osteointegrati. Durante la permanenza presso i Paesi Bassi ho avuto modo di far conoscere al gruppo la Professoressa Raffaella Carloni: coordinatrice del Progetto MyLeg.
Il viaggio ha inoltre consentito alla Dottoressa Giulia Chiara Castiglioni di raccogliere informazioni e dati per lo sviluppo della prima tesi italiana in Medicina e Chirurgia sull’OI nata nel Marzo successivo presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Relatore: Prof. Matteo Tozzi (Direttore Chirurgia Vascolare) ; correlatore: Dott. Michele Bertoni (Direttore Struttura Complessa Riabilitazione Neuromotoria) – Ospedale ASST dei Sette Laghi di Varese.
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